Il lavoro che cambia: le emozioni

Cambia il lavoro

Il mondo del lavoro cambia e si evolve. E il cosiddetto Terziario avanzato – il mondo dell’ufficio, sia di tipo professionale, impiegatizio o intellettuale – ha conosciuto in questi ultimi due decenni addirittura una radicale trasformazione. Informatica, computer, telefonia mobile, internet sono le tecnologie rivoluzionarie  che stanno cambiando la nostra vita e il nostro modo di lavorare.

Telelavoro, lavoro on line, lavoro in rete, lavoro nomadico sono i termini che spesso contraddistinguono le nuove tipologie lavorative emergenti di un lavoro in bilico tra l’impiegatizio e il creativo. Termini, che a ben vedere, rappresentano tanto l’aspetto innovativo corrispondente ai prodigiosi avanzamenti tecnologici, quanto l’aspetto d’incertezza, o smarrimento, che provoca quel senso di ‘liquidità’ e di perdita d’identità, sia come gruppo che come singolo.

 

Cambia l’ambiente urbano e naturale

Oltretutto, negli anni ottanta, a livello della popolazione mondiale si è registrato un primo sorpasso degli addetti del terziario rispetto quelli dell’industria. Ma non solo. Da qualche decennio si sta assistendo a un fenomeno di progressivo inurbamento: se negli anni sessanta un terzo della popolazione mondiale viveva in città, oggi più della metà vive in aree urbane. E secondo le previsioni tra trent’anni sette persone su dieci vivranno in aree metropolitane.

Nuove consapevolezze stanno inoltre emergendo in relazione a una maggiore responsabilità per la sostenibilità della crescita. E proprio nelle grandi città, concepite come integrazione di urbanità e paesaggio, si intravedono modelli di sviluppo sostenibile come nella prefigurazione di smart city / smart life. La città sarà più densa e intensa – di edifici, di spazi aperti, di relazioni, di scambi di dati. La natura sarà più salvaguardata – riserve ambientali, eco-agricoltura, parchi naturali.

 

Cambia il luogo di lavoro

Ma se il lavoro cambia, il luogo di lavoro cambia in modo ancora più evidente, sia in seguito alla necessità di mobilità della persone sia per i cambiamenti degli strumenti di lavoro.

Ma a questi fatti ‘oggettivi’ si sommano anche valori ‘soggettivi’: sempre più nei luoghi di lavoro, anche in seguito alla condizione di ‘liquidità’ di cui si accennava sopra, le persone vogliono trovare una dimensione più confortevole e un ambiente sociale accogliente. In ufficio infatti si possono anche creare relazioni di amicizia e coesione di gruppo che, oltretutto, aumentano la produttività. E in tal senso è stato dimostrato che anche l’organizzazione spaziale degli uffici, la presenza per esempio di spazi di relazione informale tra persone che lavorano e tra queste e clienti o visitatori, favorisce la costruzioni di relazioni umane e sociali e crea le condizioni per una maggiore efficienza.

 

Dall’approccio funzionale all’approccio emozionale

Negli anni sessanta e settanta nel mondo dell’ufficio si parlava solo di ‘ergonomia’, ossia quella disciplina scientifica che studia le modalità di ottimizzazione del rapporto tra corpo umano e strumenti o luoghi di lavoro – indagando essenzialmente gli aspetti funzionalisti di questa relazione.

Ora ci si concentra anche sugli aspetti emozionali che lo spazio d’ufficio può generare, affinché le persone stiano meglio, ma anche perché le persone siano più produttive e attive. Ecco allora che il controllo di luce naturale e artificiale, colori, tessiture di materiali, presenza di vegetazione – sia all’interno degli edifici o come vista su parti di paesaggio urbano o naturale – diventano elementi essenziali per generare il confort psicofisico necessario a contribuire alla ‘felicità’ e alla produttività delle persone che vi soggiornano.

Dall’ufficio-fabbrica all’ufficio-loft

Nella concezione contemporanea dell’ufficio il modello di riferimento non è più la fabbrica, come nel sia pur pregevole esempio del Larkin Building del 1905 del famoso architetto Frank Lloyd Wright, ma il ‘loft’. Proprio quella ‘liquida’ tipologia in bilico tra casa, studio di artista, laboratorio, luogo espositivo e di pubbliche relazioni, che negli anni sessanta a New York è diventata la tipologia di riferimento degli artisti della Pop Art, con il prototipo della celeberrima Factory di Andy Warhol.

E non a caso il loft è stato preso a riferimento per la concezione del nuovo headquarter di Facebook in Melno Park a Palo Alto progettato da Frank Gehry. In questo edificio un rimescolamento caleidoscopico dei generi architettonici corrisponde anche una volontà di sovvertire le relazioni sociali ‘tradizionali’. Quelle per esempio ingenerate negli ambienti di lavoro, per riproporne di nuove, ritenute più consone alle aspirazioni di abitabilità attuali. Qui le categorie del vivere come catalogate dalla modernità – abitare, lavorare, ricrearsi – sono ritenute talmente superate da doversi rifondere totalmente in nuove coreografie di vita che trovano palcoscenico in quello è stato definito dallo stesso fondatore di Facebook Mark Zuckerberg “The Largest Open Floor Plan in the World”. Ma forse qui si è esagerato, considerando il poco apprezzamento da parte degli impiegati, che si trovano costantemente immersi in una sorta di ‘set’ cinematografico, senza adeguati ambiti di decompressione.

Nel Centro Studi per la Fondazione Lombardia per l’Ambiente alle porte di Milano, progettato da Giuseppe Marinoni con Vilma Cernikyte, il sovvertimento dei rituali lavorativi, ibridato ai più attuali principi di ecosostenibilità sociale e ambientale, genera spazi lavorativi più orientati alla meditazione, consoni a una filosofia di lavoro ‘slow’.

Adatto alle nuove tendenze del vivere gli spazi lavorativi e adeguato alle plurime attività ospitate, il centro integra visivamente e spazialmente luoghi aperti al pubblico, flessibili per esposizioni e convegni; luoghi di raccoglimento e studio per i ricercatori e studiosi ospiti del centro; working club, dove attività di lavoro, riunioni collegiali, relazioni interpersonali tra lavoratori stabili e free lance possano convivere in compresenza spaziale e interazione visiva: come in un raffinato e contemporaneo loft metropolitano.

Materiali ecosostenibili come legno e tessuti edili interagiscono con vetrate a filtro solare e vetri colorati, che sollecitati dalla luce naturale e artificiale creano un ambiente sempre cangiate. capace di reagire con le variazioni atmosferiche e i valori paesaggistici dell’esterno.

Il progetto di interni FLA, e il progetto dell’edificio FLA.

 

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